giovedì 2 aprile 2015

"Suicida rinuncia a saltare nel vuoto. Pompiere lo convince con un'empanada"

Il peruviano, si sa, è orgoglioso. Orgoglioso del suo paese, della sua terra, gli scorre nelle vene l'antica fierezza del popolo inca. 

Se da un lato è evidentemente esterofilo, pensiamo solo a quanto gli uomini qui apprezzino le bionde, dall'altro proprio non può fare a meno di tornare indietro alle sue radici!
Così nella gastronomia, sebbene esistano alcuni, ma rari esempi di "cucine dal mondo", la realtà prevalente è quella della fusione: non solo un ristorante italiano sarà allora italo-peruviano, ma questa mescolanza si è anche andata istituzionalizzando coniando nuove categorie, come il "chifa" (cucina cino-peruaviana) e "nikkei" (giappo-peruviana).
Al peruviano piacciono le pastasciutte, le lasagne, la pizza e il tiramisù, li adora!, ma sempre con quel tocco peruviano che, per un italiano, in realtà stravolge la ricetta. La pasta col pesto? Non è pasta col pesto se non c'è una bella bistecca in cima!

Impossibile rinunciare a quel "sazón" (gusto, sapore) inconfondibile della cucina peruviana. 
Impossibile rinunciare al piacere del cibo, con o senza mezzi, un piatto non mancherà mai.

Ed è in questo contesto che si inserisce l'ironica frase del titolo, pronunciata dal celebre che Gastón Acurio. Barzelletta o dato di cronaca? Non ne sarei cosí convinta!

E allora partiamo con una bella empanada.



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